Krav Maga Catania, Kalah System: le donne del Combat Team spaccano il culo ai passeri

No alla violenza sulle donne. In medias res come dicevamo i latini. Sgombriamo il campo da inutili sofismi o sterili retoriche basta un No grande come un palazzetto dello sport. Noi del Combat Team  teniamo in modo particolare alla gravosa questione, per il semplice motivo che le donne iscritte ai nostri corsi sono hanno ribadito il loro secco no al ruolo di vittima. Siamo convinti che molte di voi donne, giovani o adulte, abbiate, chi più chi meno, subito un’esperienza spiacevole lasciata in quel confine tra il conscio e il subconscio, il detto e non detto nella speranza che quel malessere,infine, andasse via. La violenza sulle donne è subdola, meschina, vigliacca e non  si limita solo alle botte, alle coltellate o a chissà cos’altro ma ha tante troppe sfaccettature psicologiche che si fa fatica a riconoscerne la pericolosità. Noi consigliamo sempre, prima di qualsiasi altra cosa, di denunciare il vostro possibile carnefice e vi invitiamo a frequentare i corsi di difesa personale, Kalah System. Per corsi intendiamo non workshop di tre giorni in cui ci si allena con manichini in  carne ed ossa (i soliti pseudo istrittori) che non spaventerebbero mia nonna in carriola. Ci riferiamo ai corsi seri, con istruttori preparati che raccontano storie di realtà e indicano la via migliore da seguire per uscire indenni da un’aggressione. Ma vogliamo, a questo proposito, raccontarvi la storia di una delle nostre allieve.

Lei si chiama Tania. Nome di fantasia, naturalmente. Tania si allena presso il Krav Maga Training Center da più di tre anni. Guardare Tania allenarsi, colpire, sudare, studiare le tecniche alla perfezione, fino allo sfinimento è come rivivere la sua terribile esperienza. Tania è stata aggredita da un uomo armato di coltello in quello che voleva essere un tentativo di violenza, di furto, di abuso o di prepotenza da parte di certi maschi, psicopatici e criminali. Tania è stata accoltellata ma non, fortunatamente, in modo grave . E’ subentrata, poi, la paura, la depressione, l’asocialità e un calo vertiginoso dell’autostima. Sono entrati in gioco psicofarmaci e sedute dallo psicologo per leggere e rimuovere l’accaduto e così tornare a vivere. Tutto questo non è bastato. Poi, un semplice servizio giornalistico sul nascente universo del Krav Maga Catania di quelli in onda sulle tv regionali, le ha aperto gli occhi. Un istruttore di difesa personale, dell’appena approdata in Italia disciplina israeliana chiamata Krav Maga, invitava tutti, specialmente le donne, a provare almeno una lezione e imparare a difendersi. Per Tania le parole di quel giovane istruttore erano rivolte a lei, alla vittima innocente di un’aggressione che viveva immobilizzata nel corpo e nello spirito. Tania, così, cerca il numero di quell’istruttore, della sua palestra. Lo trova e chiama. Inizia la sua riabilitazione, lenta ma continua con alti e bassi ma costante. Tania, dal suo primo giorno sul tatami, si allena con la stessa intensità di Stallone in Rocky IV: è come se trasportasse tronchi di quercia sulla neve con le  gambe che affondano fino alle ginocchia nelle neve soffice. Tanta è la sua determinazione.  Ma la bellezza di Tania,  dopo tante ore di allenamento in palestra, sempre presente, vive nel suo sorriso, nei suoi occhi non più velati e pronti a piangere, ma carichi di forza e speranza. Oggi Tania è una donna consapevole che sa quanto lì fuori, oltre le pareti di quella palestra, c’è un mondo violento pronto a rubarti il tuo bene più prezioso specie se sei donna. Tania ha detto e dice No  avvertendo tutti: “il primo che mi mette un dito addosso, gli spacco il culo“.